Riabilitazione neurologica - Studio GM di Fisioterapia

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Riabilitazione neurologica

PRESTAZIONI
RIABILITAZIONE NEUROLOGICA

 
Utilizziamo metodiche (Facilitazioni Neurocinetiche Progressive, Esercizio Terapeutico Conoscitivo) che mirano al recupero e al mantenimento delle funzioni motorie in patologie neurologiche acute (emiplegie lesioni dei nervi periferici) e croniche (Parkinson, patologie demielinizzanti).
 

 
ESERCIZIO TERAPEUTICO CONOSCITIVO (ETC)
 
Questa metodica, proposta dalla Teoria Neurocognitiva della Riabilitazione (TNR), è stata pensata e sviluppata  per la riabilitazione di esiti di lesioni del sistema nervoso centrale (esiti di ictus ischemici o emorragici, traumi e tumori cerebrali), particolarmente per i casi che evolvono in ipertono spastico.
 
Tuttavia alcune modalità di esercizi risultano molto utili anche nella riabilitazione ortopedica e posturale, in particolare quando occorre ripristinare la sensibilità propriocettiva di un segmento corporeo o quando il dolore o una impotenza funzionale impediscono una efficace mobilizzazione attiva della parte.

 
Aspetto terapeutico
 
L’obiettivo dell’ETC è ottimizzare i naturali processi di recupero da una lesione del sistema nervoso centrale, attraverso la ricostruzione delle corrette basi delle funzioni motorie complesse; liberate per quanto è possibile dai movimenti “parassiti” che solitamente emergono in seguito ad una tale lesione (in particolare irradiazioni ipertoniche spastiche incontrollate associate ai movimenti volontari).

 
Aspetto conoscitivo
 
Secondo la TNR il movimento è un mezzo per interagire con l’ambiente esterno; in tale ottica il sistema motorio possiede in sé stesso una funzione informativa.
 
In presenza di una lesione del sistema nervoso centrale il danno motorio si accompagna sempre ad una riduzione delle funzioni somestesiche, ovvero la capacità di raccogliere ed elaborare le informazioni che ci arrivano dalla periferia (tattili, termiche, dolorifiche, propriocettive).
 
Nell'ambito dell’esercizio, al fine di recuperare la capacità di organizzare sequenze motorie evolute, il paziente dovrà svolgere dei compiti nei quali è necessario acquisire ed elaborare determinate informazioni somestesiche; tale compito sarà svolto attraverso l’utilizzo di particolari strumenti detti “sussidi”, che variano a seconda dell’obiettivo dell’esercizio.

 
 
FACILITAZIONI NEUROMUSCOLARI PROGRESSIVE (KABAT)

Tecnica sviluppata dal Kabat tra il 1946 e il 1951, successivamente completata ed arricchita dalle terapiste Margareth Knott e Doroty E. Voss.
 
Essa ha avuto origine dall’osservazione dei movimenti compiuti nello sport e nella danza, Kabat osservò che per esprimere il risultato ottimale tali movimenti erano per lo più compiuti seguendo delle linee diagonali rispetto all’asse sagittale del corpo, e che in questi movimenti diagonali avveniva una rotazione.
 
Egli dimostrò clinicamente, e ciò fu confermato sperimentalmente da Cellhorn e Collaboratori, che nell’attività motoria volontaria i muscoli non vengono utilizzati singolarmente, ma sono raggruppati funzionalmente in schemi complessi (Patterns globali) composti da movimenti diagonali-spirali, che combinano tra di loro movimenti di flesso-estensione, adduzione-abduzione e rotazione.
 
Ad es. nelle oscillazioni degli arti superiori durante la corsa, l’elevazione anteriore della spalla si combina con la flessione-adduzione-intrarotazione del braccio e avambraccio.
 
L’attivazione di una singola funzione motoria facilita l’attivazione di schemi complessi  e viceversa l’attivazione di un pattern globale facilita l’attivazione di una singola funzione in esso contenuta: ad es. l’elevazione anteriore della spalla e la flessione-adduzione-intrarotazione del braccio facilitano la flessione-adduzione-intrarotazione dell’avambraccio.
 
Sfruttando tale principio è possibile stimolare una funzione deficitaria bombardandola di eccitazioni attraverso l’evocazione di un pattern globale, con un meccanismo simile all’irradiazione dei riflessi.
 
Dalla grande quantità di combinazioni osservate nei movimenti, Kabat ne estrapolò un certo numero configurandoli in schemi diagonali−spirali che perfezionò ad uso terapeutico e classificò come "schemi base".
 
Secondo Kabat questi schemi formano “L’alfabeto del movimento”, pongono i gruppi muscolari in uno stato di massimo allungamento, consentendo loro di contrarsi secondo le migliori linee di forza, fino al massimo accorciamento, esprimendo così la maggiore potenza ed armonia nel movimento.
I lavori sperimentali di Gellhorn hanno confermato l’importanza dello stiramento muscolare e della resistenza per ottenere una contrazione muscolare più efficace, in particolare in muscoli paralizzati.
 
Nell’esercizio terapeutico lo stiramento muscolare iniziale e la modulazione della resistenza al movimento risultano quindi aspetti fondamentali per stimolare e facilitare la risposta delle componenti muscolari più deficitarie.
 
Le facilitazioni neuromuscolari propriocettive sono un metodo che ha uno dei più ampi ventagli di applicazione terapeutica:
 
-        Potenziamento muscolare nell'atleta;
-        Patologie ortopediche;
-        Lesioni selettive muscolari periferiche;
-        Lesioni midollari;
-        Problemi respiratori;
-        Lesioni cerebellari;
-        Emiplegia nell'adulto

La metodica Kabat è stata sviluppata soprattutto per il trattamento delle paresi di tipo flaccido.
Per le patologie che evolvono in ipertono spastico sarebbe da preferire una metodica riabilitativa più efficace nel controllo del tono, come l’ETC (Esercizio Terapeutico Conoscitivo, sviluppato dal Prof. Perfetti).
 
La scelta della metodica andrebbe in ogni caso subordinata ad un’attenta valutazione del paziente con la sua patologia: tipo di patologia, evoluzione, prognosi, obiettivi, priorità, età, compliance.
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